PORTOGHESE

a cura di: Gianluca Miraglia

Profilo

Il portoghese (português), idioma romanzo, è una delle lingue più diffuse nel mondo, conseguenza dell’espansione del regno del Portogallo, avvenuta fra il XV e il XVI secolo, quando la scoperta della rotta marittima verso l’India e le navigazioni atlantiche diedero origine ad un vasto impero coloniale, con possedimenti in Africa, Asia e America del Sud, che è sopravvissuto, in parte, sino agli anni ‘70 del ventesimo secolo. Oggi il portoghese è la lingua ufficiale di otto stati: la Repubblica Portoghese, la Repubblica degli Stati Uniti del Brasile, la Repubblica di Capo Verde, la Repubblica della Guinea Bissau, la Repubblica di São Tomé e Príncipe, la Repubblica di Angola, la Repubblica di Mozambico e la Repubblica di Timor. Il numero di lusofoni, stimato in circa 200 milioni, non corrisponde, però, alla totalità degli abitanti di questi paesi, dato che, mentre in Portogallo e in Brasile il portoghese è lingua materna pressoché esclusiva, nelle ex-colonie africane e a Timor, dove convive con altre lingue nazionali o creoli, è parlato solo da una parte della popolazione. La complessa e articolata situazione linguistica di questi paesi, di cui offre una descrizione aggiornata il recente Dicionário temático da Lusofonia (Cristovão), dipende sia dalle circostanze storiche della colonizzazione sia da particolari condizioni socio-politiche verificatesi dopo l’indipendenza e tuttora in evoluzione. In genere, l’esistenza di varie lingue nazionali tende a favorire l’uso del portoghese come lingua veicolare; è quanto si osserva in Angola e in Mozambico, dove il fenomeno si è accentuato negli ultimi anni con il progressivo concentrarsi della popolazione attorno alle rispettive capitali Luanda e Maputo: in questo modo si sono creati i presupposti perché il portoghese divenga a breve termine la lingua materna per le nuove generazioni urbane, come sottolinea Castro 2006. Nei paesi in cui sono presenti lingue creole, Capo Verde o la Guinea Bissau ad esempio, ciò non accade e la diffusione del portoghese è affidata essenzialmente al progresso dell’alfabetizzazione. A Timor, paese divenuto indipendente nel 2001, dopo un lungo periodo di occupazione da parte dell’Indonesia, le stime indicano che non più del 20% della popolazione lo parla come lingua materna o seconda lingua. Fuori dai confini di questi stati esistono comunità di lusofoni nel continente asiatico, a Macao, protettorato portoghese sino al 1999, a Goa, e, quale risultato della massiccia emigrazione nella seconda metà del Novecento, negli Stati Uniti, nel Sudafrica e in paesi europei come la Francia e il Lussemburgo.
Il portoghese europeo, rispetto al quale la variante brasiliana presenta notevoli differenze sul piano fonetico, sintattico, lessicale e ortografico, è, dal punto di vista della variazione sociale, una lingua sostanzialmente omogenea. La divisione fra un gruppo di dialetti settentrionali ed uno di dialetti centro-meridionali, tracciata da Cintra 1983, si basa su alcuni specifici tratti fonetici, come, ad esempio, la realizzazione delle sibilanti o la distinzione o meno dei fonemi labiali /v/ e /b/. Questa variazione geografica va ricondotta alla storia della lingua che, nata nella Gallaecia Magna, nel nordovest della Penisola Iberica, si estese verso sud con la riconquista cristiana dei territori sotto la dominazione araba. Ne derivò il contrasto fra un “Portogallo del nordovest (e parte dell’ovest) più conservatore” e “un Portogallo del nordest, est e sud più innovativo” (Cintra 1983, p. 18). Va precisato che fra il XIV e il XV secolo la norma colta del portoghese divenne quella della lingua parlata nell’area centro-meridionale, ossia nella zona compresa fra Lisbona, Coimbra ed Évora, dove si trovavano le principali istituzioni dello stato ed era fiorente l’attività economica. Rientrano nella classificazione dei dialetti continentali anche quelli degli arcipelaghi di Madeira e delle Azzorre, in quanto prolungamento di quelli centro-meridionali, anche se nelle isole di Madeira e di S. Miguel si riscontrano tratti del tutto peculiari sul piano del vocalismo. Il Portogallo è caratterizzato tuttavia da un monolinguismo quasi assoluto: l’unica altra lingua presente sul territorio, il mirandese, varietà dialettale leonese, è parlata in piccoli territori lungo la frontiera della regione settentrionale del Trás-os-Montes.

Situazione

Il primo vocabolario portoghese, un piccolo dizionario bilingue, latino-portoghese, dato alle stampe nel XVI secolo, si deve all’umanista Jerónimo Cardoso, ma è l’opera di Bluteau, pubblicata fra il 1712 e il 1728, che segna il vero inizio della tradizione lessicografica. Nel 1789 esce il dizionario monolingue di Morais Silva che, grazie alle successive riedizioni ampliate, fornisce tuttora indicazioni preziose per la datazione dei vocaboli entrati nel lessico durante l’Ottocento. I volumi di Constâncio, Domingos Vieira, C. de Figueiredo e Aulete testimoniano la vivace attività lessicografica del XIX secolo, mentre nel Novecento si distingue il notevole contributo della filologia brasiliana, dapprima con l’opera di Freire, e poi con il dizionario dell’uso curato da Aurélio B. de Holanda Ferreira, noto nelle sue riedizioni con il solo nome di Aurélio, uno dei repertori più ampi e attendibili del portoghese moderno, al quale si sono aggiunti negli ultimi anni i grandi dizionari, pubblicati dalla Academia das Ciências di Lisbona, dalla casa editrice Porto Editora, e dall’Instituto Lexicográfico Houaiss, che offrono una descrizione rigorosa e aggiornata della lingua portoghese nelle sue variazioni sociali e geografiche. Per quanto riguarda le ricerche etimologiche rimangono fondamentali le opere di José Pedro Machado (JM), A. G. da Cunha (AGC) e Nascentes (1932-1954 e 1966). A parte il lavoro di Silva, che riguarda solo i termini musicali, mancano studi complessivi e approfonditi sulla presenza di italianismi nel portoghese.

Metodo

Tenendo conto delle differenze fra norma portoghese e norma brasiliana, e per evitare di includere nella lista parole, o anche significati, che non siano correnti nella variante europea, si è preferito usare nella prima fase di raccolta degli italianismi il supporto informatico di Porto Editora, ossia uno strumento lessicografico approntato in Portogallo. In un secondo momento, l’etimologia di ogni parola è stata esaminata accuratamente consultando le altre fonti disponibili, che non sempre coincidono nell’indicarne l’origine, e in particolare Houaiss, nell’edizione adattata alla norma portoghese, e JM, l’etimologico di Machado. La fonte principale per l’elaborazione finale della lista è ad ogni modo Houaiss, che si rivela sicuro e rigoroso per quel che riguarda l’etimologia, segnalando sempre i casi dubbi o non sufficientemente chiariti, e la data di prima attestazione di ogni parola, risultato dello spoglio di tutto il patrimonio lessicografico precedente e dello schedario inedito di António Geraldo da Cunha conservato presso la Fundação Casa de Barbosa (FichIVPM; mentre IVPM rappresenta la porzione edita, corrispondente alle lettere A-D), ed inoltre riporta i significati dei lemmi in ordine cronologico.

Valutazione

Il numero degli italianismi raccolti è di circa 650. I prestiti italiani si distribuiscono in varie aree semantiche, fra le quali si segnalano, per importanza quantitativa, quella della musica e del melodramma, che fra l’altro ha la particolarità di presentare molti prestiti non adattati, quello della gastronomia e quelli dell’arte e della letteratura. Va detto che non sempre il prestito indica un contatto diretto fra Italia e Portogallo, perché, in molti casi, la parola italiana è penetrata nel lessico portoghese con la mediazione del francese o dello spagnolo; tuttavia è possibile indicare il XVI secolo, l’epoca del Rinascimento, per quanto riguarda la letteratura e le arti, e i secoli XVIII e XIX secolo, per l’ambito musicale, quali periodi di maggiore influenza della cultura italiana, di cui i prestiti lessicali sono una delle manifestazioni. Di particolare rilievo sono gli italianismi che si riscontrano nell’ambito della marineria, testimonianza del contributo italiano allo sviluppo della tecnica navale che accompagna le grandi navigazioni e le scoperte. Fra i prestiti più recenti vanno annoverati quelli nell’area della gastronomia.

Corrispondenze

Il sistema vocalico del portoghese europeo è abbastanza complesso sia per la presenza di vocali nasalizzate, sempre chiuse o semichiuse, sia per la diversa realizzazione delle vocali orali, che dipende dalla posizione tonica o atona. Ci sono dittonghi nasalizzati che corrispondono a varie grafie: [ɐ̃j̃] alla grafia <ãe>, <ãi>, <em> (in posizione finale assoluta), e <en> nel corpo di parole derivate; [ɐ̃w̃] alla grafia <ão> e <am>; infine, [õj̃] alla grafia <õe> e [ũj̃] alla grafia <ui>. Si noti che il dittongo orale <ou> si legge [o(w)]. Per quanto riguarda le consonanti va segnalata la pronuncia di <ç> ([s ], uguale a quella di <c> davanti a <e> o <i>), di <j> ([ʒ ], come quella di <g> davanti a <e> e <i>), di <s> ([ʃ], in posizione finale assoluta o davanti a consonante sorda), di <x> ([ʃ]), che in alcuni casi ha però il suono [ks], e la resa dei grafemi <nh> [ɲ], <lh> [ʎ] e <ch> [ʃ]. L’accento è mobile e la maggior parte delle parole sono piane. Oltre all’intensità, gli accenti grafici, acuto e circonflesso, indicano rispettivamente il suono aperto o chiuso delle vocali, mentre la tilde segna la pronuncia nasale.